In un precedente post, ci siamo occupati di fornire una descrizione generale sul Palazzo Ducale e la sua storia. Dopo questa parte introduttiva, ci accingiamo ad approfondire alcune delle sue caratteristiche più peculiari.
Osservando l’edificio dall’esterno, è possibile notare che fra il Palazzo Ducale e la Basilica di San Marco è presente un ingresso monumentale noto come “Porta della Carta”. La sua denominazione sembra derivare dal fatto che fosse utilizzata per affiggervi le leggi e i decreti della Serenissima; c’è chi sostiene invece che nelle vicinanze dell’ingresso operassero degli scrivani pubblici che redigevano per conto degli analfabeti lettere, messaggi o contratti, o che fossero custoditi archivi di documenti ufficiali.
Analizzando le caratteristiche architettoniche del manufatto, balza agli occhi un intarsio scultoreo e decorativo ricchissimo, originariamente dipinto d’oro. Tra i marmi attorcigliati, i putti e il fogliamo, si elevano le quattro statue della Fortezza, della Prudenza, della Speranza e della Carità, che rappresentano, nella religione cattolica, i pilastri di una vita dedicata al bene e che debbono ispirare i potenti ad intraprendere azioni virtuose e improntate al buon governo della città.
Vicino alla sommità della struttura è presente un busto di San Marco Evangelista, con al vertice un’allegoria della Giustizia con spada e bilancia. Questa simbologia serviva a infondere un clima di austerità e rigore, dato che la porta fungeva anche da ingresso nel Palazzo Ducale per coloro che dovevano essere processati per le loro azioni: in tal senso viene utilizzata la locuzione latina ad jus reddendum.
Sotto la triplice finestra archi-acuta del primo piano, troviamo una scultura in cui è mostrato il doge Francesco Foscari inginocchiato davanti al Leone di San Marco; la scultura odierna è stata realizzata nel XIX secolo da Luigi Ferrari, in sostituzione di quella originaria distrutta dalla truppe napoleoniche nel 1797.
La Porta della Carta è un esempio di gotico fiorito e la sua realizzazione fu possibile grazie alla collaborazione fra Bartolomeo Bono e il padre Giovanni, anche se l’iscrizione sull’architrave riporta soltanto il primo dei due: OPVS BARTHOLOMEI (opera di Bartolomeo).
Nel 1439 iniziarono i lavoro di esecuzione, per poi terminare nel 1442; un documento custodito nell’Archivio di Stato di Venezia ai Frari onora i meriti di Bartolomeo; ne è un esempio il seguente estratto: “…la qual porta fu lavorada de man de maestro Bortolo Tajapietra da Santa Maria dell’Orto”.
A Bartolomeo vennero corrisposti 1700 ducati al termine dei lavori.
I materiali utilizzati per la costruzione della Porta della Carta sono stati il marmo d’Istria per le strutture portanti, il marmo di Carrara (bianco statuario, bianco venato e bardiglio) per la maggior parte delle statue, il rosso di Verona per i cordioli e le colonnine del finestrato e il verde per le Patere incastonate nelle nicchie.
Gli storici dell’arte hanno reperito prove stilistiche che non attribuirebbero ai Bono l’esclusivo merito per la realizzazione del portale monumentale. Secondo alcuni critici, le statue poste sui pilieri sarebbero state scolpite da Antonio Bregno; inoltre, prove documentali attestano che i Bono si avvalsero della collaborazione dello scultore dalmata Giorgio da Sebenico: in particolare, il suo stile è particolarmente riconoscibile nelle statue della Fortezza e della Prudenza. Non manca chi sostiene che il contributo dell’artista dalmata avesse influito anche sulla progettazione complessiva del portale.