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MURANO

INTRODUZIONE

Nella Laguna Veneta, a nord-est di Venezia, si trova Murano, un complesso di sette isole di circa 4500 abitanti.

Murano è famosa in tutto il mondo per la produzione artigianale del vetro di Murano, che ha alle spalle una tradizione lunga di secoli.

Se guardiamo alla sua origine etimologica, Murano potrebbe derivare dal latino Amurius o Murius, mentre si pensa che la località fosse designata anticamente come Amuriana villa.

Una prima testimonianza scritta compare ufficialmente solo nell’anno 840 d.C, quando Murano venne menzionata nel Pactum Lotharii come Amorianas.

Vennero censiti poco più di una decina di abitanti nella lista delle decime di Pietro II Orseolo, ventiseiesimo doge del Ducato di Venezia a cavallo tra il decimo e l’undicesimo secolo.

Nei secoli XI e XII Murano divenne un luogo di transito per coloro che da Torcello ed Equilio intendevano trasferirsi nel centro storico di Venezia, in rapida evoluzione. Da un punto di vista amministrativo, Murano era governata da un gastaldo ducale, mentre da quello religioso dipendeva dalla chiesa matrice dei Santi Maria e Donato a partire dal X secolo, controllata a sua volta dalla diocesi di Torcello. Murano conservò un buon grado di autonomia fino al 1171, anno in cui fu annessa al sestiere di Santa Croce.

Circa un secolo più tardi, nel 1275, la spinta autonomista di Murano conobbe una nuova enfasi, grazie alla presenza di un proprio podestà, nonché di un apparato giuridico-normativo retto e governato da un organo (Maggior Consiglio) composto da 500 notabili muranesi. A Murano fu inoltre concesso il privilegio di coniare una propria moneta, l’Osella.

Nel medioevo, prima di essere lavorato a Murano, il vetro veniva lavorato artisticamente nelle fornaci di Venezia; nel 1291, a causa dei continui incendi delle fornaci veneziane, rivestite da materiale ligneo, si decise di spostare la lavorazione del vetro a Murano. Questa scelta venne confermata da un successivo decreto del 1295.

In epoca più recente, l’autonomia di Murano fu confermata anche durante l’età napoleonica; tuttavia, il clima che si instaurò portò alla chiusura di chiese e conventi e a una crisi del settore vetrario, che perdurò fino alla seconda metà dell’Ottocento. Nel 1923, Murano, assieme a Burano e Pellestrina, venne annessa al comune di Venezia.

IL VETRO: UN’ARTE DIVENUTA STORIA

Si pensa che le prime vetrerie fossero attive a Venezia già prima dell’anno 1000. La decisione di spostare queste ultime a Murano ebbe anche un preciso carattere politico e amministrativo: le autorità veneziane intendevano controllare meglio l’operato dei mastri vetrai, obbligandoli a vivere a Murano; per poter lasciare il territorio veneziano, essi dovevano richiedere e ottenere un permesso speciale.

Si voleva evitare che le tecniche laboriose depositate in secoli di continuo perfezionamento dell’arte vetraria potessero essere copiate e imitate. Nonostante le rigide misure di controllo, alcuni mastri vetrai riuscirono a fuggire, esportando all’estero le loro preziose conoscenze.

Se pensiamo che la globalizzazione sia soltanto un fenomeno contemporaneo, dobbiamo considerare che la fioritura delle arti e dei commerci nel tardo medioevo era dovuta agli spostamenti di artigiani e mercanti, che portavano le loro abilità ben al di fuori dei loro luoghi di origine. Con il diffondersi dei rudimenti dell’arte vetraria muranese, nel XV secolo iniziò la fabbricazione dei cristalli di Boemia; le ricadute sulla produzione del vetro furono importanti, ma non tali da pregiudicare una nuova ripresa. Il colpo di genio degli artigiani che lavoravano il vetro fu quello di concentrarsi sulla realizzazione di lampadari, ancora oggi tra i manufatti più ricercati di Murano.

Nei secoli d’oro della Serenissima, le classi sociali erano divise in modo molto rigido: i patrizi potevano sposare soltanto altri cittadini del loro stesso rango, con l’eccezione dei mastri vetrai.

In virtù del prestigio sociale e dei privilegi concessi agli artigiani del vetro, vennero introdotte leggi sempre più restrittive verso coloro che volevano esercitare quest’attività così prestigiosa: a partire dal 1602, i mastri vetrai, per poter operare, dovevano essere iscritti nel Libro d’Oro.

La lavorazione del vetro di Murano segue un protocollo ben preciso, tramandato nel corso dei secoli: il mastro vetraio viene assistito da due aiutanti, il servente e il serventino; questi ultimi tengono ferma la canna metallica, alla cui estremità il maestro soffia per conferire al vetro la forma voluta; queste due figure, inoltre, utilizzano anche altri strumenti, come la spatola e una pinza chiamata borsella.

IL MUSEO DEL VETRO

Un’attrazione turistica che merita di essere visitata è il Museo del Vetro di Murano, che si trova all’interno del Palazzo dei Vescovi di Torcello. Il Museo vide la luce nel 1861 grazie all’iniziativa di Antonio Colleoni, all’epoca sindaco Murano, e dell’abate Vincenzo Gianetti, estimatore dell’arte vetraria. Il progetto riguardò l’istituzione di un archivio che raccogliesse le testimonianze della storia della comunità muranese.

Una nuova fioritura dell’attività vetraria, portò molti artigiani a donare all’archivio vetri e antichi e contemporanei, facendo nascere un vero e proprio museo, al quale fu annessa anche una scuola che permetteva ai vetrai di studiare i disegni e i manufatti conservati nella struttura.

Nel 1923, il Museo entrò a far parte dei Musei Civici Veneziani. A partire dagli anni Trenta del Novecento, il museo iniziò ad acquisire preziosi pezzi rinascimentali, grazie anche al contributo delle raccolte civiche veneziane; la Soprintendenza archeologica permise inoltre l’arrivo di vetri antichi ricavati da scavi.

Se scegliete di visitare il museo, potrete ammirare raffinati capolavori di arte vetraria che spaziano dal Trecento al Novecento.

Il museo può essere raggiunto in circa 40 minuti in vaporetto da Venezia (linea 4.1 o 4.2) e il suo indirizzo è Fondamenta Marco Giustinian 8.

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