In un Paese come il nostro tristemente noto per la lentezza dei processi e per le liti condominiali, non c’è da stupirsi sul fatto che la giustizia sia un tema fortemente sentito dai cittadini.
Nel corso delle diverse epoche storiche sono cambiati i modi utilizzati dai cittadini per chiedere giustizia rispetto ad alcuni torti subiti.
Durante il medioevo, ad esempio, sono stati escogitati alcune soluzioni singolari per offrire la possibilità di ottenere giustizia.
Nella Repubblica di Venezia, in particolare, erano molto diffuse le denunce che venivano scritte su dei fogli che andavano infilati nelle cosiddette boche de leon, sparse un po’ dappertutto nel territorio della Serenissima, ma particolarmente diffuse nel Palazzo Ducale.
L’origine storica di questa pratica risale al 1310, quando le Bocche di Leone vennero costruite per raccogliere denunce e segnalazioni contro coloro che si rendevano responsabili di crimini e atti contrari al buon costume.
Vicino alla fessura per inserire i fogli veniva scolpita l’immagine di un leone dall’espressione minacciosa.
Il sistema di raccolta delle delazioni richiama in parte le moderne cassette postali: le funzioni dei postini erano ricoperte da figure prescelte, i Capi del Sestiere, che potevano accedere alla parte retrostante del muro, per consegnare le cassette ai Magistrati, i soli autorizzati ad aprirle. Le accuse erano le più svariate e spaziavano dall’evasione fiscale alla bestemmia, dall’adulterio alle cospirazioni contro gli organi dello Stato…
Il più delle volte, le accuse scritte nei foglietti non avevano un vero fondamento, ed erano mosse da sentimenti d’invidia e odio tra privati cittadini.
Nonostante questa forma di segretezza che accompagnava le denunce, queste ultime non potevano in genere essere anonime, a meno che non riguardassero affari di Stato: in quel caso i Savi dei Dieci e i Consiglieri dei Dieci si riunivano, e solo i cinque sesti dei votanti si pronunciavano a favore dell’approvazione, la denuncia veniva accettata.
Le false accuse erano così tante da spingere il Consiglio dei Dieci nel 1387 a bruciare le delazioni anonime senza la firma dell’accusatore e senza la presenza di testimoni che suffragassero l’accusa. Dal 1542 vennero prese in carico solo le denunce con la presenza di almeno tre testimoni.
Nonostante la veemenza di delatori sovente in cerca di rivalsa nei confronti di altri soggetti, la Serenissima ha sempre mantenuto un sistema giudiziario in grado di tutelare la collettività, facendo da argine agli abusi di pochi.
Oltre al già citato Consiglio dei Dieci, è da rilevare la presenza degli Inquisitori di Stato, che operavano anch’essi per tutelare la sicurezza della Repubblica dei dogi.
Queste piccole opere d’arte si possono ammirare ancora oggi a Palazzo Ducale e in prossimità delle chiese di Santa Maria della Visitazione alle Zattere, San Martino a Castello e San Moisè a San Marco.