Il Carnevale di Venezia è uno dei carnevali più conosciuti nel mondo. La sua tradizione è giunta intatta fino ai giorni nostri, attraversando quasi un millennio di storia.
Le origini del Carnevale veneziano risalgono al 1094, quando in un documento scritto dal doge Vitale Falier erano menzionati eventi festosi dedicati al pubblico, con l’utilizzo del termine Carnevale, in un periodo che precedeva la Quaresima.
Dalle fonti storiche giunte fino a noi, l’aristocrazia veneziana dell’undicesimo secolo decise di concedere ai ceti più umili della popolazione un periodo dedicato al divertimento e alle feste, durante il quale anche i forestieri erano attirati nel centro storico per partecipare ai balli e agli altri eventi ludici.
Grazie al travestimento reso possibile dal portamento di maschere e costumi, le differenze sociali venivano temporaneamente livellate, e anche i nobili e le autorità erano oggetto di dileggio e derisione (seppur in contesto ludico e leggero). Vigeva un codice di comportamento in virtù del quale colui che indossava un costume, nel momento in cui incrociava un altro personaggio, era solito rivolgersi a lui con il saluto “Buongiorno signora maschera!”
Dal punto di vista normativo, il primo documento che ufficializza il Carnevale a Venezia è datato 1296, quando il Senato della Serenissima impose la festività per il giorno che precedeva la Quaresima.
Dalla fine del XIII secolo, il Carnevale aveva una durata di 6 settimane, dal giorno di Santo Stefano al mercoledì delle Ceneri, anche se in alcuni casi i festeggiamenti venivano fatti iniziare già nel mese di ottobre.
Mentre nelle calli si riversavano cortei colorati con saltimbanchi e giocolieri, nei palazzi nobiliari si organizzavano eleganti feste in maschera con balli veri e propri.
I travestimenti divennero sempre più in voga, tanto è vero che già alla fine del XIII secolo nacquero botteghe artigiane specializzate nella produzione di maschere; i materiali utilizzati per la loro lavorazione erano argilla, cartapesta, gesso e garza, Sovente, le maschere venivano adornate con disegni, ricami e piumaggi pittoreschi.
Gli artigiani dediti alla produzione di maschere e travestimenti erano definiti mascareri, e dovettero attendere fino al 1436 per essere riconosciuti ufficialmente.
I giorni più importanti del Carnevale erano il Giovedì Grasso e il Martedì Grasso.
Durante il Giovedì Grasso, a Venezia sfilavano macellai, fabbri e artigiani, che conducevano dei tori fino a Piazza San Marco per poi decapitarli in presenza del doge. Questa usanza veniva seguita da fuochi d’artificio e dal volo dell’Angelo (o volo della Colombina), che prevedeva e prevede ancora oggi la discesa di un acrobata dal campanile di San Marco fino alla loggia Foscara del Palazzo Ducale.
Il volo dell’Angelo risale alla metà del Cinquecento, quando giovane acrobata turco rimase in equilibrio sopra una lunghissima corda che partiva da una barca ancorata al molo della Piazzetta fino alla cella campanaria del campanile di San Marco; l’acrobata, aiutato solo da un bilanciere arrivò fino al balcone di Palazzo Ducale, omaggiando il doge.
Questa impresa divenne nota nell’immaginario popolare come Svolo del turco, e riscosse un tale successo da renderla ufficiale già dalle successive edizioni del Carnevale. Nel corso del tempo vennero introdotte delle varianti: ad esempio, se inizialmente erano impiegati funamboli di professione, in seguito hanno potuto cimentarsi nell’impresa anche giovani veneziani.
Durante il Martedì Grasso, i festeggiamenti giungevano al culmine, con canti e balli in maschera.