In questo post ti presentiamo la storia del prestigioso Palazzo Foscari.
L’edificio, in stile gotico di Venezia, si trova nel sestiere di Dorsoduro e si affaccia sul Canal Grande in corrispondenza della sua curva più ampia, detta anche volta del canal.
Palazzo Foscari è anche conosciuto come Ca’ Foscari, e ospita la sede dell’omonima Università.
LOTTA PER IL POTERE E TRADIMENTI: LA PARABOLA DISCENDENTE DEGLI SFORZA
Nella prima metà del XV secolo, sul terreno in cui sarebbe stato eretto Palazzo Foscari, sorgeva un’altra struttura, chiamata “Casa delle Due Torri“. Quest’ultima fu di proprietà di Gianfrancesco Gonzaga, signore di Mantova e vice-capitano dell’esercito della Repubblica di Venezia, che in seguito abbandonò la Serenissima per allearsi coi Visconti.
La complessa geometria di alleanze e contrasti fra le più importanti famiglie nobiliari del tempo facilitava tradimenti e cambi di posizione repentini, il cui unico scopo era la lotta per il potere.
Nel 1439 Francesco Sforza ricevette la Casa delle Due Torri come riconoscimento per aver riconquistato Verona e aver contribuito alla causa della lega veneto-fiorentina.
La sete di potere di Francesco Sforza lo spinse a tradire la Serenissima per conquistare il ducato di Milano; per sua sfortuna, il tradimento fu scoperto dal temibile Consiglio dei Dieci, che decise di confiscargli il palazzo.
LA FAMIGLIA FOSCARI SI PRENDE LA SCENA
Il doge Francesco Foscari acquistò il palazzo all’asta nel 1452; l’edificio venne distrutto, per erigere al suo posto un palazzo più imponente, in linea con l’immagine pubblica della famiglia Foscari.
Si pensa anche che la decisione di abbattere la struttura preesistente sia da attribuire alla volontà di cancellare il ricordo dei proprietari precedenti, soprattutto per quanto riguarda la figura di Francesco Sforza.
L’architetto responsabile del progetto di Palazzo Foscari fu Giovanni Bono, che aveva già fatto conoscere i suoi prodigi a Venezia edificando, assieme al padre Giovanni, la Porta della Carta di Palazzo Ducale.
PALAZZO FOSCARI, AMATO DA SOVRANI E ARTISTI
Sovrani europei e diplomatici trovarono ospitalità a Palazzo Foscari; molto spesso, inoltre, nei suoi piani nobili venivano organizzate feste e cerimonie per volontà della famiglia Foscari. La ricorrenza più prestigiosa e attesa dagli ospiti era la Regata Storica, che veniva e viene tuttora organizzata la prima domenica di settembre.
In virtù della sua collocazione, il secondo piano del palazzo fu scelto come luogo d’ispirazione da parte del Canaletto, che vi dipinse le due tele “Canal Grande da Ca’ Balbi verso Rialto” e “Regata sul Canal Grande“.
Nel corso del Novecento, l’architetto Carlo Scarpa intervenne in due occasioni (1936 e 1956) a restaurare il palazzo, apportando migliorie sull’androne, la sala riunioni al primo piano e la prima aula magna.
Tra il 2004 e il 2006 è stato realizzato un collegamento tra Ca’ Foscari e l’attiguo palazzo di Ca’ Giustinian. Durante il restauro sono stati rinvenuti reperti risalenti al IX secolo.
CENNI ARCHITETTONICI
La mole dell’edificio si deve al basamento di pietra che lo sostiene, inserito per far sì che la marea non lo raggiungesse.
Se si guarda alla facciata di Ca’ Foscari, possiamo notare somiglianze evidenti con la Procuratia San Marco e il Palazzo Ducale.
All’altezza del secondo piano, risalta per eleganza la loggia sormontata da una polifera con otto aperture e il fregio a quadrilobi. Sopra la polifera, si trova un fregio lapideo che mostra lo stemma della famiglia Foscari e un leone marciano con le ali spiegate. Il terzo piano presenta un’ulteriore polifora, ispirata in questo caso al terzo piano della Ca’ d’Oro.
AULA BARATTO: OSTENTAZIONE ALLEGORICA DELL’ITALIA FASCISTA
Una delle stanze più rappresentative dell’edificio è l’aula Baratto, realizzata tra il 1936 e il 1956; particolare è l’affresco di Mario Sironi, che mette in luce alcune figure allegoriche, tra le quali spiccano:
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- lo studente-atleta che porta un libro e un moschetto, ad indicare i valori dei Gruppi universitari fascisti;
- la “Tecnica”, raffigurata da un donna appoggiata a una ruota;
- la “Medicina”, rappresentata da un’altra figura femminile con caduceo;
- l’allegoria della “Madre patria”, che simboleggia la vittoria dell’Italia nella guerra d’Etiopia.
Tutte le allegorie rappresentate sono figlie dell’epoca fascista, che ostentava una narrazione che rappresentasse la grandezza militare dell’Italia nel mondo.